Smart working: consulenza sulla valutazione dei rischi ergonomici nel lavoro agile

L’emergenza dovuta alla pandemia Covid-19 ha richiesto a molte organizzazioni di attivare lo smart working  (o per essere più precisi un lavoro dal proprio domicilio) per numerosi dipendenti, in misura decisamente superiore a quanto avveniva in precedenza.

Se il lavoro da remoto è decisamente più sicuro rispetto al recarsi tutti i giorni sul lavoro (rispetto ad esempio agli infortuni in itinere o al rischio di contagio da Covid), i rischi legati al lavoro agile esistono e devono essere presi in considerazione, per salvaguardare il benessere dei lavoratori e ottimizzare la qualità del lavoro.

Lo smart working può infatti causare danni muscolo-scheletrici e oculo-visivi.

I pericoli dello Smart working

Il fattore di rischio principale dello smart working è dovuto all’utilizzo continuativo di videoterminali in remoto, generalmente in condizioni diverse rispetto a quelle che esistono in ufficio.

Si tratta spesso di lavorare in condizioni non ottimali (o addirittura inadeguate) per la salute dal punto di vista muscoloscheletrico o visivo, in un ambiente non predisposto a questo scopo e soprattutto non correttamente ‘arredato’ o spesso privo di adeguati dispositivi ergonomici.

Inoltre, si stanno presentando negli ultimi anni nuove problematiche oculo-visive che attirano crescente attenzione nel mondo scientifico e richiedono per adesso cautela a tutti gli operatori del settore, soprattutto in considerazione dell’incremento dell’utilizzo dei dispositivi elettronici nell’ambito del lavoro da remoto.

Servizio di valutazione dei rischi relativi allo Smart working

Cesvor è in grado di fornire un servizio per le aziende che vogliano valutare i rischi derivanti dal lavoro agile, tramite un protocollo messo a punto da Cesvor per la valutazione dei rischi ergonomici da lavoro agile.

Tale protocollo nasce per l’integrazione in un sistema ISO 45001 ed è allineato con gli standard EC IEC 31010 sulla valutazione dei rischi.

Il Metodo Cesvor per la valutazione dei rischi relativi allo smart working permette inoltre di fornire indicazioni sulle misure di prevenzione necessarie.

Come funziona la valutazione del rischio relativo allo smart working nel protocollo messo a  punto da Cesvor

Definizione dei gruppi a rischio

Il personale esposto è quello che lavora in remoto (smart working), accomunato in un solo gruppo salvo nel caso in cui un’analisi della situazione richieda la suddivisione in gruppi omogenei diversi (ad es. per diverse tecnologie usate, o per altre variabili pertinenti).

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Analisi del rischio

Al personale esposto viene somministrato un questionario anonimo per assumere informazioni riguardanti l’esposizione al rischio (condizioni e abitudini di lavoro, apparecchi utilizzati, ore medie al giorno, ecc.).

Il questionario raccoglie anche alcune informazioni sugli eventuali impatti del lavoro in remoto, informazioni sociodemografiche e cliniche.

Il questionario è stato già somministrato in precedenza a numerosi lavoratori, consentendo quindi un confronto con un campione storico.

Il calcolo del risultato al questionario tiene conto anche del sesso del soggetto.

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Valutazione del rischio

La valutazione del rischio prevede:

  • l’attribuzione di un livello di probabilità e di danno a ciascun soggetto rispondente al questionario e successivamente, grazie a una matrice di rischio, l’attribuzione di un livello di rischio
  • la valutazione del rischio è separata per gli aspetti muscoloscheletrici e per quelli oculovisivi
  • i valori soglia per individuare i soggetti a maggior rischio sono individuati sulla base di dati storici
  • successivamente, sulla base del numero di persone risultate a livello di rischio basso, medio o alto, si individua un livello di rischio per il gruppo omogeneo
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Definizione delle misure di controllo del rischio

Sulla base dei risultati della valutazione del rischio verranno individuate azioni per la riduzione del rischio, basandosi sulla gerarchia delle misure presente nella ISO 45001, ad esempio:

  • Eliminazione del pericolo (ad es. evitare l’utilizzo di determinate tecnologie)
  • Sostituzione con processi o attività meno pericolosi (ad es. sostituzione di una sedia o di altre attrezzature)
  • Utilizzo di misure tecnico-progettuali e riorganizzazione del lavoro (ad es. revisione della postazione di lavoro)
  • Misure di tipo amministrativo (ad es. informazione e formazione)
  • Gestione del danno (ad es. sorveglianza sanitaria, compreso eventuale approfondimento specialistico, e tutela dei lavoratori fragili)

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