Come evitare gli Incidenti sul lavoro agendo sulla Percezione del Rischio

IL RISCHIO PERCEPITO

Quando veniamo posti davanti ad una situazione pericolosa, il nostro cervello analizza ciò che ci circonda e ci consiglia la strada più corretta da seguire. In altre parole ogni volta che percepiamo un rischio, ogni volta che veniamo messi davanti ad una situazione di pericolo, agiamo di conseguenza in base alle nostre esperienze pregresse ed alla percezione di ciò che abbiamo intorno.
Questo succede tutti i giorni, ma in ambito lavorativo acquista una valenza particolarmente importante, soprattutto in presenza di lavori o mansioni esposti al rischio.

La percezione del rischio è una dimensione personale e ognuno di noi valuta in maniera diversa come affrontare o evitare eventuali situazioni di rischio. Le nostre valutazione consce (o inconsce) dei rischi e dei pericoli sono dettate dalle nostre esperienze e conoscenze che ci guidano verso la soluzione percepita come ottimale.

Purtroppo, come spesso accade, un’ errata valutazione del rischio reale può portare ad una mancata risposta da parte del lavoratore con conseguente creazione di un’emergenza lavorativa. Quando facciamo riferimento ad una situazione di emergenza lavorativa, parliamo di eventi che si manifestano a causa della mancanza di controllo di un dato pericolo; possiamo anche definire questa situazione come un evento incidentale precedente ad un danno.

Per entrare nel dettaglio del fenomeno della percezione del rischio, è necessario identificare che cosa intendiamo quando usiamo le parole pericolo e rischio:

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RISCHIO E PERICOLO

  • Il pericolo è la proprietà intrinseca di creare un danno; tale proprietà può essere di un oggetto, di una sostanza, di una macchina, di una situazione in generale. Ad esempio una sostanza chimica che abbia la capacità di creare un danno costituisce un pericolo; il fuoco è un pericolo in quanto può generare danni, e così via.

Il pericolo viene anche definito fattore di rischio. La capacità di creare danno dipende dalla natura stessa dell’agente che può essere dannoso (infatti si parla di una proprietà intrinseca); mentre l’analisi delle modalità con cui i danni possono crearsi porta a definire il concetto di rischio.

  • Caratteristica molto legata a quella di pericolo, il rischio è la combinazione della probabilità di un evento negativo (danno) e della gravità di tale evento. Il modello di rischio comporta quindi due dimensioni:
  1. Probabilità del danno;
  2. Gravità potenziale del danno;

Queste due dimensioni sono fra loro indipendenti, infatti al decrescere del danno potenziale non decresce necessariamente la probabilità di danno. Per rendere un rischio, quindi, accettabile è necessario agire contemporaneamente sulla probabilità di avere un danno e sulla gravità dello stesso.

Infine, quando parliamo di danno parliamo di qualunque conseguenza negativa derivante dal verificarsi di un evento (per esempio una lesione fisica o un danno alla salute).

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PREVENZIONE E PROTEZIONE

Due ulteriori definizioni che è utile tenere a mente sono quelle di Prevenzione e Protezione.

  • Prevenzione: barriere a priori che riducono le probabilità di accadimento di un certo evento negativo (per esempio i cartelli di divieto di fumo).
  • Protezione: difese a posteriori che diminuiscono la gravità del danno (per esempio i rivelatori antifumo).

In poche parole, quando parliamo di prevenzione parliamo di sicurezza precedentemente allo scatenarsi di un evento negativo; quando invece parliamo di protezione, intendiamo un metodo di difesa che mitighi i danni di questo eventuale evento negativo.

Analisi del rischio dell’ Ultimo Istante

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IL METODO CESVOR PER L’ANALISI DELL’ULTIMO ISTANTE

A volte sfuggono dal nostro controllo elementi che costituiscono pericolo, oppure situazioni che rendono le persone più vulnerabili. Se le tecniche preventive falliscono, e si verifica un evento scatenante (o evento chiave) è qui che entra in gioco l’analisi dell’ultimo istante.

Si tratta di una tecnica finalizzata all’analisi delle situazioni operative, all’identificazione delle vulnerabilità e delle azioni da fare per ridurle. Si pone nell’alveo di altre tecniche tradizionali di analisi dell’ultimo istante da parte di supervisori o di operatori, e ne costituisce un’evoluzione.

Il metodo di Cesvor è particolarmente adatto per persone che svolgano lavori non routinari, a manutentori, a supervisori, a chi lavora in solitudine per parte del tempo. Ma ogni lavoratore, ogni persona può trarne giovamento.

La tecnica si basa sull’apprendimento di modalità per analizzare diversi elementi:

  • La situazione esterna delle energie presenti e delle condizioni inusuali, tra cui la cosiddetta “linea del fuoco”, cioè le direzioni e le modalità con cui le energie possono manifestarsi.
  • L’analisi delle condizioni legate alla capacità di controllo della situazione.
    • L’analisi degli aspetti rilevanti della situazione interna e del contesto collaborativo in cui si è inseriti

    Sebbene il metodo sia legato al mondo del lavoro e alle condizioni di alto rischio, è stato creato con l’intenzione di essere molto trasversale e di essere applicabile anche alla sicurezza al di fuori dei contesti di lavoro.

    La tecnica non consiste in una checklist. Sebbene ne esista una, la tecnica richiede di prendere confidenza con essa, di gradualmente interiorizzarla in modo da rendere automatico un modo di pensare avanzato nella sicurezza.

    Il metodo prevede una formazione che tenga conto della sicurezza non solo nell’analisi dei rischi esterni, ma anche nelle condizioni interne e nel gruppo di lavoro. Si tiene conto anche dei rischi di tipo ergonomico e delle acquisizioni dell’analisi dell’attività. Ciò pone questo metodo al passo con le acquisizioni più recenti nel campo dei fattori psicosociali (che hanno impatti sui comportamenti a rischio e sugli errori), della cultura di sicurezza, della leadership di sicurezza, della resilienza.

    A un percorso formativo può seguire un breve percorso di coaching in campo per consolidare l’applicazione del metodo.

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